martedì 25 ottobre 2016

Il tabù che non muore mai.

Nel 2013 avevo commentato con un post il romanzo di Dan Brown "Inferno". Un romanzo strano che, come dice il mio amico Jacopo Simonetta era forse buttato là tanto per vedere l'effetto che fa. Ora ho visto il film. Molti fiorentini sono andati a vederlo per vedere Firenze. Anche questa si può considerare un forma di patologia. Ma lasciamo perdere non è di questo che voglio parlare. Voglio parlare del finale del film che differisce in modo sostanziale dal libro. PARLO DEL FINALE QUINDI CHI VUOLE VEDERE IL FILM PUÒ TORNARE A LEGGERE QUESTO POST DOPO. Mi hanno consigliato di inserire questo avvertimento, e ho appreso che si chiama Spoiler, onde evitare che a qualcuno girino le palle. Siete avvertiti.

Nel romanzo, alla fine, il genio (pazzo) del biotecnologo ha successo, aiutato post-mortem dalla sua affascinante compagna Sienna, nel diffondere un virus che non è, come l'autore ci ha fatto pensare e temere per tutto il romanzo, una versione moderna dell'Ersinia pestis, ma un virus demografico che sterilizza il 30% della popolazione mondiale in modo casuale (quindi più democratico e meno classista) assicurando quel rientro dolce della popolazione che il biotecnologo (e anche il sottoscritto) ritiene necessario per non creare il vero inferno in terra. L'inferno delle guerre per le risorse residue, quello per l'accaparramento delle terre rimaste meno colpite dal cambiamento climatico, dalla grande guerra civile globalizzata determinata dall'inevitabile collasso della società contemporanea sotto il peso di una popolazione eccessiva rispetto alle risorse disponibili. La cosa riesce all'ultimo tuffo. E sicuramente la popolazione comincerà a decrescere prima che si verifichi quel passaggio tranquillo, solo nella testa dei demografi usciti dalle scuola di studi sociali ed economici, della transizione demografica, magari condita di sviluppo sostenibile ed altri ossimori ecologico- economici in voga fra i benpensanti di tutto il pianeta. Il virus è sostanzialmente una buona cosa. O no?

A Hollywood, luogo geometrico del lieto fine benpensante, non devono aver pensato così dato che nel pubblicizzatissimo film il finale è totalmente stravolto. Il virus viene "contenuto" dai tecnici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e lo spettatore rimane convinto che il genio biotecnologo avesse effettivamente creato un virus mortifero invece di un virus anticoncezionale. Capito?
Resta un leggero senso di nausea per questo trionfo del più stucchevole policamente corretto e per lo stesso autore che l'ha autorizzato (si presume).

Il tabù è confermato. Ed è un tabù talmente radicato che ci saranno pochissime persone che condivideranno il contenuto di questo post anche fra gli amici, fra quelli preoccupati della sorte del pianeta e dell'umanità, fra gli ecologisti in prima linea, fra i fautori dei limiti dello sviluppo. Tutto, ma mai ammettere che il problema primo è una popolazione umana strabordante. Si deve sempre trovare i distinguo per fare comunella tutti insieme, liberali e socialisti, cristiani e mussulmani, credenti e non credenti, mercatisti e collettivisti. Purché non si tocchi l'argomento tabù del controllo delle nascite.

A presto.