martedì 29 aprile 2014

Consapevolezza.

Una amico mi ha detto che lui aiuti alla natalità non ne ha visti. Questo amico è padre di tre simpatici bambini (veramente simpatici e bene educati, il che non è poco). Il mio problema non è tanto che gli aiuti ci siano o non ci siano, è anche il solo parlarne che trovo allarmante. Trovo allarmante che in questo momento ci siano opinionisti come Cazzullo che si indignano perché natalità e demografia non sono al centro del dibattito. Sono indignato anche io, ma per motivi opposti.

Se non si conviene sul fatto che il mondo è ad un bivio, che non è più possibile, con 7 miliardi di individui, pensare di continuare a crescere ancora di numero e di consumi, se non si capisce che la crescita demografica si è basata sullo sfruttamento delle risorse di petrolio, gas e carbone, cioè di risorse non rinnovabili, se non si conviene sul fatto che i consumi individuali moltiplicati per il numero di individui stanno rapidamente erodendo la vivibilità del pianeta, se non si conviene sul fatto che il problema non è far ripartire la crescita economica, ma come fare senza crescita economica. Beh, se non si conviene su tutto questo allora è anche inutile iniziare a parlare.

Quando si mettono al mondo bambini si deve capire quello che si fa e quello che gli si offre. Oggi gli si offre un mondo affollato, inquinato, impoverito di risorse e sull'orlo di un collasso ecologico senza precedenti. Questo è quello che penso io. Alcuni, molti, mi ribattono che non è vero, che si sta meglio di prima e che staremo sempre meglio. Non mi hanno mai convinto. Non che io neghi che oggi in Europa si stia meglio di un secolo fa, il problema è che non siamo autorizzati ad estrapolare la dinamica socio-economica euro-americana degli ultimi due secoli nel futuro come se fosse una traiettoria stabilita in modo infallibile.

E' questo almeno uno dei problemi. Nella cultura tecno-economica dominante si è sviluppata la tendenza pericolosissima a prendere per leggi di natura fenomeni storici transienti come la transizione demografica, la crescita economica e lo sviluppo tecnologico. E questa forma mentis è diventata talmente forte da farsi prima ideologia e poi fede. Il risultato è che se parli di limiti della crescita, di limiti biofisici del pianeta, se ti opponi all'idea che sia possibile continuare a riprodursi come conigli di allevamento, vieni immediatamente classificato come retrogrado, identificato come uno di quelli che sognano e propongono il ritorno al bel tempo che fu quando la natura era incontaminata e si moriva di fame. Allo stesso tempo ti ribattono con le loro convinzioni sulle magnifiche sorti e progressive dello sviluppo tecnologico e dell'ingegno umano, e sul fatto che questo in cui viviamo è il più lungo periodo di storia senza guerre, con il maggior benessere ecc ecc. Usano una narrazione che rientra perfettamente nella metafora del tacchino di Thanksgiving il quale, vedendo che ogni giorno gli veniva portato del buon becchime, era convinto che il pollaio fosse un posto magnifico dove vivere, poi, appunto, arrivò Thanksgiving.

Tacchino ripieno al forno, ricetta tipica di Tanksgiving (il giorno del ringraziamento)


 Ho rappresentato la crescita della popolazione in un modo che mi permettesse di capirla non solo con l'intelligenza razionale dei numeri, ma con l'intelligenza emotiva. Se ognuno lo facesse sarebbe forse un primo passo verso una consapevolezza condivisa di dove siamo. La popolazione umana era poco superiore ad 1 miliardo quando nacque il mio bisnonno Ulisse, nonno Francesco (detto Pancho) nacque quando la popolazione era di 1 miliardo e trecento milioni, babbo nel 1917 quando la popolazione era di 1,8 miliardi, io nel 1957 con una popolazione di 2,7 miliardi, il mio primo figlio, Galileo, nel 1995 con una popolazione di 5,7 e Rebecca, nel 2009 ad un livello di popolazione prossimo ai 7 miliardi. Una progressione che non ha uguali nella storia.



Se non si conviene sul fatto che questo pianeta è sovrappopolato, cioè che l'umanità è in overshoot ecologico, cioè che ha superato la capacità di carico del pianeta, cioè che SIAMO TROPPI, non si capirà mai come mai quelli come me si preoccupano della crescita demografica, anche se ha rallentato, e considerano la bassa natalità una virtù e non un vizio, e pensano che si debbano affrontare i problemi dell'invecchiamento della società e della fine della crescita economica piuttosto che cercare di rilanciare un meccanismo inceppato.

martedì 1 aprile 2014

Antiambientalismo

Il Foglio di oggi è il Gazzettino Goliardico dell'Antiambientalismo Militante. Molto divertente e a tratti perfino condivisibile, nella misura in cui (come si diceva un tempo) si accettano le premesse. Che io non accetto.

C'è l'inimitabile Langone che lamenta la animalistizzazione del centrodestra, il successo della Brambilla, il fatto che Berlusconi abbia detto qualcosa su Dudù che sarebbe più intelligente di alcuni dei suoi (e quale sarebbe l'offesa?). Secondo Langone (Camillo, un paleo catto integralista da circo) si va verso la sacralizzazione dell'animale che comporta la parallela perdita di sacralità dell'uomo.

C'è Ferrara che se la prende con l'IPCC. Lui che probabilmente non sa leggere un grafico cartesiano ha capito tutto del cambiamento climatico e sa che sono tutte bufale, un complotto anti-industrialista della lobby verde.

Qualche apprezzamento per Erdogan, uomo forte di Costantinopoli, che, fra le altre molte cose belle ha doverosamente bastonato i fighetti di Piazza Giza (quelli che difendevano il parco dalla costruzione del centro commerciale.

Poi ci sono gli economisti di racca: Pelanda (Carlo) e Savona (Paolo). Il primo fa una sviolinata improbabile su quanto il vecchio welfare sia vecchio (ed è vero) e quanto intralci le magnifiche sorti e progressive del capitalismo di massa basato sull'innovazione. Il secondo Paolo Savona, dopo discorsi più o meno condivisibili sull'Europa, salta fuori con l'affermazione, in se corretta, che il secondo motore di sviluppo dell'Italia è l'edilizia, facendola seguire dalla seconda affermazione secondo cui il mattone è stato fermato dall'ideologia e da un'assurda tassazione.

Da dove comincio?

L'Ambientalismo mi sta stretto anche a me, da tempo. E' sinonimo di Sviluppo Sostenibile (che palle), è sinonimo di difesa dell'ornitorinco del basso corso del Rio Blanco, è sinomino di retroguardia, di cura delle petunie mentra sta arrivando lo Tsunami che spazza via tutta la città, non solo il giardinetto. Insopportabile.

La situazione attuale indica l'Ecologia Profonda come unica risposta (non soluzione) al catramaio in cui siamo, come risultato di un overshoot ecologico che non ha uguali. Se non sapete cosa sia andate a guardarvelo.

A Langone si può dire che se sarebbe divertente vederlo sbranato da un branco di cani randagi, prodotto dell'insipienza ecologica del suo sacro Homo sapiens, è più probabile che sarà levato di mezzo da un batterio, forma ancora più semplice, ma di successo biologico, del cane.

A Ferrara si può dire che sarà divertente vederlo schiattare di caldo sotto il suo superfluo strato adiposo in un'atmosfera arroventata dai gas serra. Povero analfabeta scientifico amante dello scientismo accademico di parte. Per intendersi lo scientismo fatto da quelli che: "il riscaldamento climatico è comunista".

Agli economisti, con le loro ricette, basta dire che i loro modelli, mentali o matematici che siano, sono semplicemente tutti sbagliati. Vi manca il più e il meglio: la termodinamica. Non ve l'hanno fatta studiare, da soli non ci siete arrivati e, da analfabeti parlate di un mondo che non esiste più.

L'innovazione di cui parla Pelanda, e che sarebbe l'oggetto di consumo di una popolazione debitamente istruita, high tech, è fuffa, al 99% innovazione figurativa sostenuta da una ricerca scientifica adeguata allo scopo, cioè condotta da una casta accademica di persone psicologicamente immature votate all'autoreferenzialità.

Non ero di buon umore stamattina, ma buona giornata a tutti.