mercoledì 9 febbraio 2011

Wikileaks, il Picco e noi.

Oggi vi rimando ai nuovi commenti sulle rivelazioni di Wikileaks a proposito della capacità produttiva dell'Arabia Saudita che ha permesso per decenni di controllare il prezzo del barile. ASPO lo dice da anni, Matt Simmons ci ha scritto un libro "Twilight in the desert" (ridicolizzato da alcuni appena il prezzo del barile ha iniziato la discesa post crisi nel 2008). Non mi voglio dilungare, cito direttamente il commento di oggi del blog fratello Petrolio di Debora Billi.

 

Tanti saluti a tutti. Soprattutto a quelli che ridicolizzavano la nostra insistenza sul tema del picco del petrolio. Non c'era bisogno di Wikileaks, bastava leggere meno idiozie dalla cronachetta quotidiana fornita dal sistema dell'informazione- spettacolo, quella che sembra determinare l'agenda politica, e scavare un po' più a fondo nel mondo reale.

martedì 1 febbraio 2011

Cosa succede nella valle del Nilo?

Abbiamo seguito sui giornali e in televisione l'escalation delle sommosse nei paesi del Nord Africa culminate con la settimana della Rivoluzione dei Ciclamini in Egitto. La quasi totalità delle analisi (almeno quelle che ho personalmente letto e ascoltato sui media) vanno poco oltre la superficie dei fatti. I regimi totalitari e oppressivi, la crisi economica, l'assenza di futuro per i giovani ecc.

Il 15 gennaio Toufic el Asmar ha scritto sul blog di ASPO, una ricostruzione storica delle frustrazioni arabe e delle ragioni politiche di queste rivolte, con un post significativamente intitolato Non tutto è conseguenza del picco del petrolio o dei cambiamenti climatici.

Pochi giorni fa su The Oil Drum, Gail Tvenberg ha proposto una diversa interpretazione della situazione egiziana che va invece proprio in direzione opposta a quella di Toufic, la riassumo qui per amore del dibattito, non per presentare una verità rivelata.

Cosa c'è dietro la rivoluzione egiziana?
L'Egitto ha un sistema di sussidi per cibo ed energia, ed sono proprio gli introiti provenienti dalle esportazioni di petrolio e gas a garantire i fondi per mantenere in piedi questo welfare e la conseguente relativa concordia sociale. Come si vede dal grafico seguente, dalla metà degli anni novanta le esportazioni di petrolio sono andate declinando, in corrispondenza con il Picco locale della produzione petrolifera, e attualmente, i circa 680.000 barili al giorno di produzione sono consumati totalmente all'interno del paese. In pratica l'Egitto è diventato un importatore di petrolio.



Contemporaneamente pur essendo cresciuta la produzione di gas la sua esportazione è rimasta costante dal 2005.


Lo spazio per continuare a sostenere i sussidi interni per prodotti petroliferi e gas si è perciò andato restringendo e la situazione finanziaria del paese si è degradata. Ulteriori pressioni sul budget derivano dall'aumento generalizzato dei prodotti alimentari, in particolare di cereali di cui l'Egitto è uno dei principali importatori (l'Egitto importa il 40% del cibo e il 60% del grano) e dall'aumento della popolazione che in un decennio è passata da poco più di 60 milioni di abitanti a quasi 80 milioni vanificando ogni eventuale progresso economico del paese.



Un aumento pari a 2% annuo. Come noto, dal periodo dei Faraoni, la popolazione egiziana abita una striscia molto limitata di territorio lungo le rive del Nilo, il resto del paese è sostanzialmente desertico. E' importante notare che un ulteriore fonte di reddito per il paese si è ridotta a causa del minore traffico attraverso il Canale di Suez seguito alla crisi economica ed alla recessione che ha colpito l'Europa. Fra il 2004 e il 2008 il governo ha perseguito una politica di riforme dell'economia finalizzate ad attrarre investimenti dall'estero per garantire la crescita. Ma questa crescita si è distribuita in modo ineguale nella popolazione e se l'Egitto nel 2001 era un paese ragionevolmente egualitario in termini di distribuzione del reddito (indice di Gini 34,4% prossimo a quello della Gran Bretagna) oggi lo è molto meno.

2+2 fa sempre 4.